Da tempo si parla della necessità per l'Europa di rompere o almeno ridurre i legami economici e industriali con la Cina, in modo da non diventare eccessivamente dipendente da specifiche forniture di prodotti o semilavorati. Ma quanto ha senso, al momento, procedere con quello che gli economisti definiscono un "disaccoppiamento" tra le due regioni? Non è facile rispondere, ma è certo che la questione, ancor più dopo la pandemia e le conseguenze sulle catene di fornitura globali, è di particolare importanza per il settore automobilistico e, soprattutto, per i grandi produttori tedeschi, che proprio in Cina generano volumi, ricavi e profitti significativi. Non è un caso che il Ola Källenius, Direttore generale di Mercedes-Benzritiene che non sia realistico né possibile rompere i legami con la Cina. E che questo sforzo, da solo, rischia di mettere in pericolo il settore edile tedesco.
Troppi legami
"Il disaccoppiamento è impossibile per quasi tutta l'industria tedesca", ha dichiarato Källenius alla Bild am Sonntag. "I grandi attori dell'economia globale, Europa, Stati Uniti e Cina, sono così strettamente interconnessi che il disaccoppiamento dalla Cina non ha senso". D'altra parte, i legami della Casa di Stoccarda con il mercato di Pechino non riguardano solo i freddi numeri (l'anno scorso, il Paese del Dragone ha rappresentato 18% di ricavi e 37% di volume di vendite), ma anche l'assetto azionario, dove spiccano il Beijing Automotive Group e soprattutto Li Shufu: il presidente e fondatore di Geely è il primo azionista del costruttore di Stoccarda. Inoltre, Mercedes prevede di migliorare ulteriormente la propria presenza sul mercato cinese. "I nostri dati di vendita in Cina", ha dichiarato Källenius, "sono in crescita e sono abbastanza ottimista che cresceranno ancora quest'anno. Durante gli anni della pandemia, i cinesi più ricchi hanno accumulato ottimi risparmi. Questo potere d'acquisto ci avvantaggerà".