Farley (Ford): è possibile equiparare il costo delle auto elettriche a quello delle auto termiche dopo il 2030.

Il capo dell'industria automobilistica statunitense, in un'altra inquietante previsione per il futuro dell'elettromobilità

Un anno fa, Jim Farley aveva previsto il ritorno della guerra dei prezzi nel settore automobilistico e pochi mesi dopo La sua profezia si è avverata con i tagli ai prezzi delle auto elettriche avviati da Tesla e seguiti da altre case automobilistiche. Ora, l'amministratore delegato di Ford torna a fare previsioni su uno dei fattori più importanti per l'affermazione della mobilità ricaricabile: la parità di costo con le auto con motore a combustione interna. A suo avviso, l'equilibrio non sarà raggiunto nei prossimi anni, forse tra il 2025 e il 2027, come prevedono alcune società di ricerca, ma "solo dopo il 2030", quando i processi produttivi diventeranno più semplici e meno dispendiosi dal punto di vista energetico.

Costi elevati per un certo numero di anni

Nel corso di un incontro con investitori e analisti organizzato dalla banca d'investimento Bernstein, Farley ha affermato che per molti produttori le auto elettriche saranno più costose di analoghi modelli a combustione interna fino a quando la seconda o terza generazione non sarà in produzione, cioè non prima della fine del decennio. Di conseguenza, dovremo aspettare il quinquennio tra il 2030 e il 2035 per vedere i prezzi scendere grazie alla riduzione dei costi, la maggior parte dei quali sarà associata a "costi del lavoro significativamente più bassi". Del resto, le implicazioni per la forza lavoro dell'adozione delle auto elettriche sono note da tempo. Essendo molto più semplici da costruire, i modelli a batteria richiedono meno componenti (circa un terzo in meno rispetto ai modelli termici) e quindi meno lavoratori. Inoltre, Farley ritiene che a quel punto ci saranno ulteriori risparmi grazie a batterie più piccole e materiali più economici. Inoltre, potrebbe contribuire anche la "drastica" riduzione dei costi di distribuzione determinata dal maggiore utilizzo delle vendite online da parte dei produttori, nonché l'impatto dei crescenti sforzi per generare ricavi in altre aree, come la vendita di servizi digitali.