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Fiat, un designer geniale e uno strano taxi

La reputazione di Fiat come azienda leader nella progettazione e produzione di city car ha richiesto decenni per essere costruita, ma alla fine è stata giganteggiata grazie a un giovane designer geniale e alle sue creazioni, tra cui un taxi molto curioso.

Esattamente 50 anni fa, la Fiat creava la 127, la prima supermini moderna, che conquistò pubblico e addetti ai lavori, aggiudicandosi tra l'altro il titolo di Auto dell'Anno 1972. C'era l'occhio e la regia del leggendario Dante Giacosa, creatore tra l'altro della 500 e della 128, ma in questo caso il protagonista era un giovane designer, scomparso addirittura prima di vedere completata la sua creazione. Pio Manzù, figlio del famoso scultore Giacomo Manzù (1908 - 1991), era nato a Bergamo nel 1939 e sarebbe morto solo 30 anni dopo in un incidente stradale. Ma gli sono bastati 5 anni, dal 1964 al 1969, per creare alcuni dei modelli di auto più caratteristici, tra cui la 127, e per cambiare il modo di pensare il design delle auto.

Per commemorare i 50α Per celebrare il compleanno della 127 e il genio del suo progettista, il Museo Nazionale dell'Automobile di Torino ha realizzato una mostra speciale in cui il pubblico potrà scoprire 6 modelli legati alla popolare supermini Fiat, due 127 1da serie, una Rustica, una Sport, una Top e una Panorama. In totale, più di 5 milioni di vetture della serie 127 hanno attraversato la linea di produzione entro il 1987. Accanto a loro ci sarà un taxi molto curioso, che forse non è direttamente collegato alla 127 dal punto di vista meccanico, ma che essendo anche la creazione di Pio Manzù rivela parte del genio del designer italiano.

 

Il taxi futuristico dalle umili origini

Il 1968 è l'anno delle lotte studentesche e sociali, ma anche il momento in cui le città assumono la loro forma moderna. In Italia le strade sono piene di taxi basati sull'innovativa Fiat 600 Multipla di Dante Giacosa, che si è evoluta accanto alla popolare Fiat 600 nel 1956. Mentre i progettisti torinesi stanno lavorando al successore della 600, la 850, stanno anche pensando a una versione dedicata al trasporto pubblico. Poiché la formula della 600 Multipla ha avuto un successo pluriennale, l'idea è quella di presentare qualcosa di rivoluzionario, piuttosto che una semplice conversione della 850. Sebbene all'epoca fosse comune appaltare lavori simili, l'azienda decide di affidarli al Centro Stile Fiat e a uno dei designer più creativi dell'epoca, Pio Manzù. Manzù si mette subito al lavoro sulle parti meccaniche della 850 e, visto l'utilizzo di base dell'auto in ambiente urbano, sceglie la versione "Idromatic". Si tratta di una delle prime trasmissioni semiautomatiche al mondo, che la Fiat presentò al Salone di Ginevra del 1966 e che combinava un convertitore di coppia e una frizione idraulica. La vettura continuava ad avere un cambio manuale a 4 marce, ma l'assenza della frizione rendeva la guida estremamente più confortevole in condizioni di alta velocità.

La mossa successiva è stata quella di massimizzare l'uso degli spazi interni, ma anche di fornire un facile accesso. La scelta di una carrozzeria a due volumi con fari piccoli e ampie superfici vetrate ha offerto un'eccellente visibilità, esaltata dai sedili più alti per i passeggeri. Manzù ha continuato l'approccio innovativo nell'850 City Taxi seguendo un design asimmetrico. Sul lato sinistro c'era solo una porta convenzionale per il conducente, mentre sul lato destro c'era un'innovativa porta scorrevole a controllo elettronico. Anche il design dei tergicristalli si discostava dalla norma: l'ampio parabrezza richiedeva un movimento a "pantografo" del meccanismo per pulire la massima superficie possibile.

Se l'esterno era insolito per l'epoca, l'interno era a dir poco futuristico. I sedili posteriori potevano ospitare 3 passeggeri e, grazie a un sedile pieghevole, c'era spazio per un quarto passeggero - o per altri bagagli - accanto al conducente. Il vano bagagli principale si trovava sopra il motore montato posteriormente. Il cruscotto era rivestito di un materiale morbido, c'era un piccolo televisore e il conducente poteva parlare con il suo centro tramite un microfono nascosto all'interno del parasole. Elementi che oggi sono considerati standard e che erano stati previsti dal team del Fiat City Taxi nel 1968!

Le innovazioni in materia di sicurezza del Fiat City Taxi erano un ulteriore elemento che anni dopo sarebbe entrato a far parte della quotidianità delle auto di serie. Il piantone dello sterzo "spezzato" per proteggere il conducente in caso di urto frontale, l'applicazione di materiali morbidi nell'abitacolo e la presenza di speciali cinghie per trattenere gli effetti personali dei passeggeri si univano al precursore del Bluetooth, allo schermo che oggi si è evoluto nei sistemi multimediali e alla terza porta in vetro che migliora la visibilità e che è una caratteristica comune a tutte le moderne supermini.

Pio Manzù vede il completamento del Fiat City Taxi, ma purtroppo non della Fiat 127, la sua creazione che definirà la forma della moderna supermini, darà alla Fiat un enorme successo commerciale, ma soprattutto confermerà al di là di ogni dubbio la sua reputazione di casa automobilistica leader nella progettazione e produzione di city car, una reputazione che rimane viva ancora oggi, con la Fiat 500 e la Fiat Panda che dominano la loro classe in Europa.